Il fenomeno dell’inurbamento sta congestionando in maniera sempre maggiore le grandi città, che cercano di rispondere all’aumento dei bisogni dei residenti diventando Smart City. L’altra faccia della medaglia è lo spopolamento dei paesi delle aree rurali e montane, che a loro volta cercano soluzioni per resistere al declino trasformandosi in Smart Village.

Secondo i dati europei, le aree rurali nell’Unione Europea sono abitate da poco più di 90 milioni di persone, circa un quinto della popolazione totale. Il massiccio esodo dalle campagne alle metropoli è causato da diversi fattori: carenza nelle aree rurali di un’efficiente rete di servizi e infrastrutture, divario digitale, scarse opportunità di accedere a lavori qualificati, redditi agricoli minacciati dal cambiamento climatico.

Per questi motivi, l’Unione Europea promuove e finanzia i progetti volti a favorire la transizione digitale delle zone rurali. L’obiettivo è rendere le piccole realtà più attrezzate a rispondere alle esigenze dei cittadini, offrendo ai residenti servizi che sostengano la qualità della vita e del lavoro. Solo così sarà possibile rivitalizzare il tessuto socioeconomico delle aree svantaggiate e fermarne lo spopolamento.

Che cosa sono gli Smart Village

Gli Smart Village, ossia i villaggi intelligenti, sono comunità nelle aree rurali che usano soluzioni innovative per migliorare la propria resilienza. Negli Smart Village i servizi tradizionali sono potenziati dall’adozione di tecnologie digitali e, ovviamente, da una mentalità orientata all’utilizzo della conoscenza, a beneficio degli abitanti e delle imprese del territorio.

Le tecnologie digitali comprendono ad esempio la diffusione del 5G, lo sfruttamento dei Big Data e le innovazioni legate all’uso dell’Internet of Things. Queste risorse fungono da leva per consentire agli Smart Village di diventare più agili e flessibili, impiegare meglio le proprie risorse e migliorare i servizi rivolti ai residenti.

Affinché un paese sia smart non bastano però le tecnologie, occorrono anche le competenze e la partecipazione. L’Unione Europea individua infatti nell’approccio partecipativo delle comunità locali una condizione necessaria per avviare progetti di Smart Village. Il coinvolgimento attivo delle persone al processo decisionale relativo alla strategia di transizione digitale garantisce infatti che le vere esigenze della popolazione siano affrontate in modo adeguato.

L’UE, inoltre, identifica come Smart Village comunità rurali che possono comprendere uno o più insediamenti umani, senza restrizione di confini amministrativi o numero di abitanti. I villaggi intelligenti si possono dunque fondare su alleanze tra più comuni. L’importante è che le strategie rispondano ai bisogni del territorio, focalizzandosi su punti di forza e risorse locali.

Smart Village: il percorso dell’Unione Europea

Il concetto di Smart Village interessa l’Unione Europea da circa un decennio. Su questo tema, uno dei momenti chiave è stata la dichiarazione di Cork 2.0 del 2016. Questa dichiarazione ha voluto spronare le amministrazioni nazionali a investire negli Smart Village, con lo scopo di aumentare la qualità della vita nelle aree rurali e convincere i residenti a non abbandonare i territori di origine.

Nel 2017, l’idea di villaggio intelligente è stata ribadita dall’EU Action for Smart Village. La principale priorità dell’Azione europea è superare il digital divide tra aree urbane e rurali. Una missione da perseguire attraverso politiche di digitalizzazione dei servizi.

Altri strumenti a sostengo dello sviluppo e dell’innovazione rurale sono stati la Politica Agricola Comune (PAC), il Partenariato Europeo per l’Innovazione in Agricoltura (EIP-AGRI), la creazione di una Rete Europea per lo Sviluppo Rurale (ENRD) e il Green Deal Europeo.

In particolare, la Commissione Europea ha assegnato alla PAC 2023-2027 importanti compiti nella diffusione degli Smart Village. Tra gli interventi di cooperazione è infatti previsto il sostegno alla strategia per i “Piccoli comuni intelligenti”.

Esempi in Italia di “villaggi intelligenti”

Una delle prime realtà italiane a trasformarsi in Smart Village sarà il comune di Sellia, in provincia di Catanzaro. Grazie ai fondi ricevuti dal PNRR, sono in corso di adozione diverse soluzioni smart. Tra queste, c’è l’acquisto di veicoli elettrici: scuolabus e mezzi per le pulizie stradali. Panchine intelligenti consentiranno la ricarica di smartphone e monopattini. Una rete di sensori segnalerà il malfunzionamento dei lampioni, il livello di riempimento dei cestini dell’immondizia ed eventuali perdite nella rete idrica. Inoltre, le nuove tecnologie di monitoraggio ambientale permetteranno di mitigare i rischi di dissesto idrogeologico e incendio. E poi non manca l’attenzione alla salute. In paese è già attiva una “health station”, una stazione medica che misura diversi parametri vitali dei cittadini quali temperatura corporea, peso, pressione sanguigna e saturazione dell’ossigeno.

Santa Flora, in provincia di Grosseto, dal 2020 si propone come “Smart Working Village”. Dopo avere installato la banda larga in paese, l’amministrazione comunale intende ripopolare il comune ospitando chi lavora a distanza. Oltre a infrastrutture digitali dalle elevate prestazioni, il progetto prevede incentivi sugli affitti, così da attirare nella località il popolo degli smart worker.

Sulla stessa lunghezza d’onda è il comune di Monte San Martino, in provincia di Macerata. Anche la piccola realtà marchigiana è sulla via della trasformazione digitale. Il suo percorso prevede attività di formazione e affiancamento rivolte alla comunità locale e il lancio di servizi di co-working e accoglienza pensati per chi vuole lavorare a distanza.

Sull’Appennino genovese, l’Unione dei comuni delle Valli Stura, Orba e Leira punta invece sulla mobilità sostenibile. A beneficiarne sarà la popolazione dei comuni di Mele, Campo Ligure, Masone, Rossiglione e Tiglieto. Grazie ai fondi europei, è stato infatti istituito un servizio gratuito di bus a chiamata che collega le Valli del SOL a Genova.