Lo Smart Readiness Indicator è l’indice che misura il livello di intelligenza di un edificio. È uno strumento lanciato dall’Unione Europea nel 2018, con lo scopo di favorire la consapevolezza di proprietari e occupanti sul valore delle automazioni negli edifici e di stimolare gli investimenti in innovazione tecnologica.
Insomma, quanto sono smart gli Smart Building? Se ci stiamo dirigendo verso un futuro sempre più contrassegnato dagli edifici intelligenti, occorre essere capaci di valutarne in maniera univoca e il più possibile oggettiva il livello di intelligenza, ossia la capacità di essere efficiente sotto il punto di vista energetico e di rispondere alle richieste di comfort degli occupanti.
L’indicatore è nato dunque per questo: stabilisce una metodologia di calcolo comune a tutti i Paesi europei, allo scopo di quantificare il livello di “smartness” degli edifici.
Come nasce lo Smart Readiness Indicator
Gli edifici sono i principali consumatori di energia nell’Unione Europea e sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni totali di gas serra. Un patrimonio edilizio più moderno e con meno impatti ambientali è quindi fondamentale per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici europei. In questo quadro, efficientamento energetico e decarbonizzazione passano anche dalla diffusione degli Smart Building.
Lo Smart Readiness Indicator si inserisce dunque fra quegli strumenti con i quali l’Unione Europea vuole spingere l’innovazione tecnologica nel settore edile. Introdotto dalla Direttiva EU 2018/844 sulle prestazioni energetiche degli edifici (EPBD), lo Smart Readiness Indicator è uno schema che vuole sensibilizzare proprietari, inquilini e fornitori di servizi smart sui vantaggi delle tecnologie edilizie più intelligenti e rendere più tangibile il loro valore aggiunto.
Come funziona lo Smart Readiness Indicator
L’indicatore calcola la predisposizione tecnologica degli edifici secondo 3 macro-parametri: performance e utilizzo dell’energia, risposta ai bisogni degli utenti, risposta ai bisogni della rete.
La metodologia di calcolo dell’indicatore si basa sulla verifica della presenza di servizi smart in un edificio e del loro livello di funzionalità. Sono al momento 112 i servizi indagati dall’indicatore, suddivisi in 10 domini: riscaldamento, raffrescamento, ventilazione controllata, produzione di acqua calda sanitaria, gestione e profilazione dei consumi, illuminazione, involucro dell’edificio, ricarica di veicoli elettrici, generazione di energia, monitoraggio e controllo.
Ognuno di essi viene valutato in base a 8 categorie di impatto: risparmio energetico, flessibilità nell’interazione con la rete, generazione distribuita, comfort degli utenti, convenienza economica, benessere degli utilizzatori, manutenzione preventiva e predittiva, informazione agli occupanti.
Attraverso opportuni coefficienti, si procede poi con l’elaborazione dell’indice complessivo dello Smart Readiness Indicator dell’edificio.
Un nuovo standard per classificare gli edifici
L’elemento di novità dello Smart Readiness Indicator è rappresentato dal fatto che per la prima volta i parametri che influenzano le prestazioni degli edifici possono essere valutati in maniera oggettiva e standardizzata.
L’indice complessivo registrato da un edificio sarà così un importante punto di riferimento per pianificare gli investimenti in tecnologie intelligenti al suo interno e, più in generale, per accelerare lo sviluppo tecnologico nel settore dell’edilizia.
L’obiettivo finale è quello di realizzare immobili predisposti a dialogare con gli occupanti e con l’ambiente esterno, assecondando il miglioramento delle loro prestazioni e l’ottimizzazione delle risorse energetiche.