Il centro di ricerca Energy & Strategy del Politecnico di Milano ha recentemente pubblicato la quarta edizione dello Smart Building Report, documento che sta diventando un importante punto di riferimento per chi vuole capire l’evoluzione degli edifici intelligenti in Italia.
Lo Smart Building Report 2022 disegna un quadro del mercato, della normativa, del patrimonio immobiliare nazionale e della conoscenza delle nuove tecnologie aggiornato al 2021. Non mancano poi le previsioni sugli investimenti futuri in ambito Smart Building.
Mercato degli Smart Building: investiti 9,5 miliardi di euro
Secondo lo Smart Building Report 2022, nel corso del 2021 sono stati spesi 9,5 miliardi di euro nel comparto edilizio per la realizzazione di Smart Building. Questa cifra include gli investimenti effettuati in diversi ambiti tecnologici, catalogati in: Building devices & solutions, Automation technologies, Piattaforme di gestione e controllo, Infrastrutture di rete.
L’ammontare degli investimenti rappresenta un incremento del 25% rispetto al 2020, anno che ha comunque conosciuto un brusco rallentamento a causa della pandemia.
Ad ogni modo, la previsione del gruppo Energy & Strategy del Politecnico è che questo dato possa aumentare decisamente nel prossimo decennio. La spinta delle politiche comunitarie e nazionali (dovute anche alla guerra russo-ucraina e all’aumento dei costi energetici) non potrà far altro che accelerare l’adozione di soluzioni incentrate sull’efficienza degli edifici.
Relativamente ai “capitoli di spesa” prettamente smart, gli investimenti in Automation technologies e in Piattaforme di gestione e controllo nel comparto edilizio hanno raggiunto i 2,4 miliardi di euro, in leggera crescita rispetto al 2020 (+2,2%).
La quota più consistente degli investimenti in Automation technologies riguarda la sensoristica, con un volume d’affari di 818 milioni. Seguono poi gli investimenti negli attuatori e nei Gateway.
Analizzando il mercato delle Piattaforme di gestione e controllo, si registra che sono maggiori gli investimenti nelle piattaforme “on premise” (installate in locale) rispetto a quelle fornite in cloud: 55% contro 45%. La previsione è che però in futuro questo rapporto sarà ribaltato.
In generale, il mercato delle tecnologie intelligenti è però cresciuto di meno rispetto a quello dei Building devices and solutions. Ciò lascia supporre che il peso specifico della componente smart all’interno dei nuovi edifici sia inferiore rispetto all’anno precedente.
Smart Building Report 2022: gli immobili italiani hanno margini di miglioramento
Un tema interessante toccato dallo Smart Building Report 2022 riguarda la natura del patrimonio immobiliare italiano. In base al numero di immobili, il parco edilizio del nostro Paese risulta essere composto per il 92% da edifici residenziali e per l’8% da edifici non residenziali. Molti di essi appartengono a classi energetiche piuttosto basse: il 62% degli edifici residenziali e il 38% di quelli non residenziali sono in classe F o G.
L’onda lunga dei Superbonus e dei vari incentivi fiscali che hanno alimentato le ristrutturazioni in Italia potrà però incidere nella riduzione di consumi ed emissioni del parco edilizio.
Sommando le ristrutturazioni tuttora in corso e quelle potenzialmente realizzabili tra il 2023 e il 2030, è possibile ad esempio ipotizzare che gli edifici in classe energetica F e G possano scendere al 37% nel 2030, mentre quelli in classe A possano salire a quasi il 13% (contro l’attuale 5%).
Contribuirebbe positivamente a questo processo anche la proposta di revisione della European Performance of Building Directive (EPBD), secondo la quale dal 2027 tutti gli immobili utilizzati dagli enti pubblici o di loro proprietà dovranno essere edifici a emissioni zero.
Smart Building: solo il 9% degli italiani sa cosa sono
Un altro aspetto su cui lo Smart Building Report 2022 vuole riflettere è la conoscenza da parte dei cittadini italiani del concetto di Smart Building e dei suoi vantaggi.
Un sondaggio effettuato su un campione rappresentativo di concittadini ha evidenziato come nel nostro Paese ci sia ancora scarsa consapevolezza dei benefici che le nuove tecnologie possono portare agli edifici.
Soltanto il 9% della popolazione sa infatti cos’è uno Smart Building. Questa percentuale è più alta al Nord e nei comuni sopra i 100.000 abitanti. Fa comunque ben sperare per il futuro il fatto che questo dato sia elevato tra i più giovani, ossia quelli appartenenti alle cosiddette generazioni Y e Z.
Nonostante la scarsa conoscenza delle nuove tecnologie applicate ai contesti immobiliari, l’85% delle persone ha comunque dichiarato di avere usato almeno una volta strumenti che consentono la gestione intelligente di una o più tecnologie, anche se l’utilizzo di queste tecnologie avviene per lo più in modalità stand-alone e non in maniera integrata.
Inoltre, è da sottolineare come le tecnologie più conosciute riguardino l’ambito dell’energia. Da ciò si evince come la priorità degli italiani sia quella di ridurre i consumi e i costi energetici, mentre c’è ancora poca diffusione delle nuove soluzioni in ambito comfort e benessere.
Le prospettive future degli edifici intelligenti
La digitalizzazione del parco edilizio è una delle sfide che l’Italia sta affrontando per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione e riduzione dei consumi.
I sistemi di Building automation e le piattaforme software di gestione e controllo saranno sempre più elementi fondanti di uno Smart Building, perché favoriscono un uso corretto delle risorse e una gestione flessibile degli impianti dell’edificio. Per questo, il mercato delle Automation technologies e delle Piattaforme è destinato a crescere.
Stando alle stime dello Smart Building Report 2022, uno scenario tendenziale porterebbe il settore delle Automation technologies a passare dai 1.257 milioni di euro di investimenti del 2021 a 1.746 milioni nel 2026. Per quanto riguarda invece le Piattaforme, i 1.166 milioni di investimento attuali diventeranno 1.619 milioni nel 2026.
In ogni caso, diverse variabili possono assecondare o meno questo trend. Tra queste, le più influenti sono la congiuntura economica del Paese (su tutto, incideranno la disponibilità di semiconduttori, i prezzi delle materie prime e la reperibilità di manodopera specializzata) e la capacità di spendere le risorse previste dal PNRR.