L’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030 dell’ONU è focalizzato a promuovere la salute e il benessere per tutti e per tutte le età. Nel corso degli ultimi anni si sono compiuti grandi passi avanti per quanto riguarda l’aumento della speranza di vita e la riduzione di alcune delle cause di morte più comuni. Tra queste ultime, l’ONU individua anche quelle provocate dagli incidenti stradali.

Il traguardo 3.6 all’interno dell’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030 punta infatti a “dimezzare il numero globale di morti e feriti a seguito di incidenti stradali” entro il 2030. E possibilmente di azzerare il numero di vittime nel 2050. Di questo tema si è discusso nella seconda edizione della conferenza promossa da Anas “Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime”, svolta il 22 novembre scorso in occasione della “Giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada”. Si è trattato di un importante momento di confronto e di divulgazione di dati, che ha fatto il punto della situazione sul settore della mobilità.

Obiettivo 3 Agenda 2030: dimezzare i morti sulla strada in 10 anni

Nel settembre del 2020 l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato la risoluzione A/RES/74/299 “Improving Global Road Safety”. Allineandosi alla Dichiarazione di Stoccolma, la risoluzione invita gli Stati membri e la comunità internazionale a intensificare la collaborazione per garantire un maggior impegno verso il miglioramento della sicurezza stradale.

Come primo risultato di questa iniziativa, l’OMS e le Commissioni regionali delle Nazioni Unite hanno sviluppato il Global Plan per il Decennio di Azione per la Sicurezza Stradale 2021-2030. Il piano globale ha il dichiarato obiettivo di prevenire almeno il 50% dei decessi e degli infortuni per incidenti stradali entro il 2030. Ciò sarà possibile attraverso una migliore progettazione di strade e veicoli, nuove leggi stradali e la sensibilizzazione delle autorità incaricate della loro applicazione.

Incidenti stradali in Italia: i numeri

Durante la conferenza dedicata alla sicurezza stradale, Anas ha diffuso i dati sugli incidenti stradali avvenuti in Italia nel 2020.

Rispetto all’anno precedente, incidenti, morti e feriti sono calati notevolmente: 118.298 sinistri stradali (-31,3%), 159.248 feriti (-34%), 2.395 vittime (-24,5%). Il dato positivo è però influenzato dalle limitazioni di movimento che hanno contraddistinto il 2020, anno in cui il lockdown ha ridotto in modo drastico la circolazione sulle strade.

La controprova è data dalle stime preliminari sugli incidenti del primo semestre 2021, che hanno fatto registrare 65.116 sinistri, 85.647 feriti e 1.239 vittime. Rispetto allo stesso periodo del 2020, gli incidenti sono aumentati del 31,3%, i feriti del 28,1% e le vittime del 22,3%. I dati del primo semestre 2021 assecondano comunque il trend in miglioramento dell’incidentalità stradale. Se paragonati al periodo precedente al Covid-19 (nello specifico, alla media del triennio 2017-2019), gli incidenti stradali tra gennaio e giugno hanno segnato il -22,5%, i feriti il -27,6% e i morti il -19,8%. Il decennio 2010-2020 si è così concluso in Italia con una riduzione complessiva del 42% delle vittime. Il risultato ha sfiorato il raggiungimento dell’obiettivo europeo del 50%.

Per quanto riguarda la tipologia di strada in cui avvengono gli incidenti, Anas registra che il 73,3% dei sinistri avviene sulle strade urbane, il 22,1% sulle extraurbane e il 4,6% su autostrade e raccordi. Le prime tre cause di incidente sono la distrazione alla guida (15,7%), il mancato rispetto della precedenza (14,5%) e la velocità troppo elevata (10%). La sicurezza stradale è una triangolazione di responsabilità che coinvolge qualità dell’infrastruttura, tecnologia del veicolo e comportamenti degli utenti. Ecco perché per ridurre le vittime degli incidenti e perseguire l’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030 occorre lavorare su ognuno dei tre livelli.

Comportamenti degli utenti: in Italia allarme telefonino

Anas ha analizzato i comportamenti degli utenti della strada attraverso diversi tipi di indagine. Le rilevazioni sono state condotte “a vista”, ossia direttamente dagli operatori, da “postazione mobile” con l’impiego di veicoli e sistemi di rilevazione a bordo, oppure utilizzando onboard dash cam, videocamere a elevata risoluzione per riprese in movimento.

Le infrazioni maggiormente riscontrate riguardano il mancato uso:

  • della cintura di sicurezza da parte del passeggero posteriore (l’80% delle persone non la utilizza);
  • delle segnalazioni luminose in fase di manovra (il 76% degli automobilisti non le attiva in fase di rientro, il 59% non segnala l’entrata in rampa, il 55% non segnala la fase di sorpasso e il 44% le trascura in uscita dalla rampa);
  • del dispositivo di ritenuta dei bambini (ignorato da circa il 50% degli utenti con bambini);
  • della cintura da parte del passeggero anteriore (32%);
  • della cintura da parte del conducente (28%);
  • delle luci (27%).

L’utilizzo improprio del cellulare durante la guida è un’infrazione meno diffusa rispetto ad altre, ma è tra le distrazioni che più incidono sul numero degli incidenti. Il 12% degli automobilisti italiani che usa il telefonino durante la guida rappresenta inoltre un dato superiore rispetto alla media europea. Negli altri Paesi in cui queste violazioni sono state rilevate, le percentuali di utilizzo del cellulare alla guida variano infatti dall’1% all’11%.

Veicoli più sicuri per centrare l’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030

La sicurezza stradale passa anche dalle nuove tecnologie applicate alla mobilità. Le automobili a guida autonoma, che eliminano l’errore umano, sono ancora in fase di sperimentazione. I progressi dell’Intelligenza Artificiale e la connettività 5G stanno però accelerando il loro sviluppo.

In attesa che le auto a guida autonoma diventino realtà, l’attuale frontiera è quella delle “connected car”, auto connesse fra loro, con altri strumenti e con le infrastrutture per trasferire e ricevere dati. Grazie a queste soluzioni, i guidatori possono avere a disposizione in tempo reale informazioni su condizioni stradali, traffico, meteo e altro ancora, rendendo più facili le proprie scelte di viaggio. Lo sviluppo di queste auto iperconnesse dovrà andare di pari passo con la creazione di Smart Road predisposte ai nuovi scenari di mobilità, munite di sensoristica e sistemi di segnalazione adatti a comunicare con i nuovi veicoli. Auto connesse e Smart Road rivoluzioneranno la mobilità dei prossimi anni. A tutto vantaggio della sicurezza e dell’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030.

Maggior attenzione alla progettazione delle infrastrutture

Altro elemento chiave per la sicurezza è il modo in cui strade e autostrade sono progettate. Anas ha infatti rilevato che requisiti e prestazioni di molte infrastrutture presentano possibili carenze potenzialmente critiche per la sicurezza della circolazione. In particolare, l’analisi e la risoluzione degli aspetti geometrico-funzionali dovrebbero essere ben approfondite nell’ambito del progetto tecnico dell’infrastruttura.

Purtroppo, emerge frequentemente dall’attività di valutazione dei progetti che ciò non sempre si verifica in maniera del tutto soddisfacente. Spesso il progetto si riduce a un semplice adempimento formale o all’applicazione acritica e incongrua delle indicazioni normative. Occorre dunque far crescere la cultura della sicurezza tra i progettisti e i tecnici operanti presso gli enti proprietari delle strade. Una maggiore consapevolezza e accuratezza nella progettazione delle infrastrutture può aiutare il raggiungimento dell’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030 dell’ONU.