Dopo soli due anni dal tragico crollo del ponte Morandi, Genova ha visto la nascita di un nuovo viadotto sul torrente Polcevera. Oggi il nuovo ponte – il cui nome ufficiale è Viadotto Genova San Giorgio – è attraversato da circa 70.000 veicoli al giorno di cui 12.000 mezzi pesanti. Per far fronte alle sollecitazioni di questo ingente flusso di traffico, alle particolari condizioni idrogeologiche e al rischio di corrosione dei materiali favorito dall’aria salmastra, gli aspetti della sicurezza e della stabilità della struttura hanno avuto un ruolo prioritario nella sua progettazione. Ma non solo. Il nuovo ponte di Genova, dedicato a San Giorgio (il cavaliere che uccise il drago, tra i simboli di Genova poiché presente nella bandiera che svettava sulle galee dell’antica Repubblica marinara), si distingue per essere una costruzione assolutamente contemporanea, in cui il design si sposa con le esigenze della sostenibilità ambientale.
I numeri del ponte San Giorgio
La nuova opera (qui una breve scheda tecnica) è costituita da un impalcato in acciaio, con una travata continua di lunghezza totale di oltre un chilometro (1.067 metri, per la precisione) divisa in 19 campate in acciaio-calcestruzzo: 14 da 50 metri, 3 da 100 metri, una da 41 metri e un’altra da 26 metri. La larghezza di circa 30 metri permette di ospitare quattro corsie di marcia più due corsie di emergenza.
Il ponte San Giorgio è sostenuto da 18 pile in cemento armato di sezione ellittica a sagoma costante. La scelta di uniformare le dimensioni esterne delle pile (9,50 x 4,00 metri) per tutte le campate è stata fatta per garantire l’armonia prospettica dell’opera e per renderne più rapida la realizzazione. I piloni poggiano poi su palificazioni che penetrano nel terreno a profondità variabili, spingendosi fino a 50 metri nel sottosuolo: in questo modo è assicurata la stabilità anche in caso di terremoti o di inondazioni nel letto del torrente.
Il design del ponte di Genova curato da Renzo Piano
Come è noto, il progetto del ponte di Genova è stato firmato da Renzo Piano, il più noto architetto italiano contemporaneo. Vista la vicinanza con il Mar Ligure e il porto cittadino, Piano ha voluto dare all’impalcato una forma che assomigliasse alla carena di una nave. La riduzione graduale della sezione verso le estremità ne alleggeriscono l’impatto visivo, ingentilendo l’estetica della struttura nel contesto di una vallata già penalizzata paesaggisticamente dalle costruzioni degli anni Sessanta. I colori chiari scelti per la verniciatura dei componenti in acciaio fanno risplendere il ponte al sole del mattino, donando leggerezza alla sua imponente mole. Lungo la linea mediana dell’impalcato, in corrispondenza dei piloni sottostanti, si innalzano sul viadotto 18 lampioni alti 28 metri. Nella notte, i fari illuminano la strada con fasci di luce che discendono a triangolo, ricordando così il profilo delle barche a vela.
“Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; un ponte in acciaio chiaro e luminoso. Sarà sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi” ha detto Renzo Piano della sua creazione. In effetti, l’esito del suo lavoro sembra donare armonia, equilibrio ed espressività alla nuova struttura.
Viadotto Genova San Giorgio: la sicurezza
Oltre agli aspetti estetici, lo studio della struttura è stato incentrato sul rispetto di rigorosi parametri di sicurezza. La “chiglia della nave” di Piano è composta da conci in acciaio che alcuni separatori isolano dai piloni portanti, in modo da agevolare i lievi movimenti elastici cui la struttura orizzontale può essere soggetta a causa di dilatazioni termiche o scosse telluriche.
Realizzato in tempi record, il ponte San Giorgio ha alcune caratteristiche innovative che lo fanno distinguere dagli altri. Tra queste, l’installazione di uno speciale sistema di deumidificazione che evita la formazione di condensa salina, al fine di limitare i danni della corrosione procurati dall’aria salmastra. Non scordiamo che alcune ipotesi avvalorano l’idea che proprio la corrosione possa essere stata una delle cause dell’instabilità del ponte Morandi.
Da notare inoltre che l’intero sviluppo del ponte è accompagnato da pannelli verticali in cristallo, che formano due pareti laterali continue. Queste barriere trasparenti hanno lo scopo di proteggere i veicoli dal vento ed evitare cadute al personale che si occupa della manutenzione. Un’accortezza è stata riservata anche agli uccelli migratori che rischierebbero di sbatterci contro: su suggerimento della Stazione ornitologica svizzera, sui vetri sono state applicate delle linee scure orizzontali, allo scopo di “segnalare” agli uccelli in volo l’ostacolo altrimenti invisibile.
Il nuovo ponte sul Polcevera è un’opera green
Il ponte San Giorgio è stato progettato all’insegna della sostenibilità. A partire dall’asfalto usato per la carreggiata, realizzato con un processo di recupero delle plastiche, in una logica di economia circolare. Prodotto dall’azienda italiana Iterchimica, l’asfalto usato per il viadotto contiene infatti al suo interno plastiche da riciclo e grafene – recuperate perlopiù da giocattoli e panchine – che conferiscono all’asfalto una resistenza maggiore del 250% rispetto a quelli tradizionali.
Per rendere l’asfalto più duraturo, è stato poi aggiunto un additivo innovativo che ne migliora le prestazioni, aumentando la resistenza a escursioni termiche, irraggiamento solare e precipitazioni. L’Università Milano-Bicocca ha valutato che, unendo gli effetti positivi del recupero delle plastiche a quelli della maggiore durata dell’asfalto, si può risparmiare fino al 60% delle emissioni di CO2 derivanti dalla produzione e dalla manutenzione del materiale. La miscela sostenibile di questo asfalto è inoltre fonoassorbente e permette di ridurre il rumore dei veicoli in transito.
Il ponte San Giorgio di Genova è poi equipaggiato di pannelli solari fotovoltaici, grazie ai quali è energeticamente autosufficiente: l’energia prodotta dai pannelli è in grado di alimentare i sistemi del ponte (sensori e impianti) e l’illuminazione dei lampioni. Per finire, il viadotto è stato realizzato riciclando tutti i rifiuti di scavo.
Un’opera per far ripartire Genova e l’Italia
Il nuovo ponte di Genova è un’infrastruttura fondamentale per la città, di cui è una specie di spina dorsale, per le comunicazioni nazionali e anche per quelle internazionali: su questo viadotto transita infatti buona parte del traffico tra Italia e Francia, sia privato che commerciale.
L’esempio del ponte San Giorgio – green, smart e di design – è dunque un riferimento per il nostro paese e per l’Europa, oltre a rappresentare simbolicamente la rinascita di una città. Questo ponte così sostenibile, sicuro e tecnologico è anche il segno di una nuova epoca: un’epoca in cui ogni progetto è pensato in prospettiva, per durare nel tempo con il minimo impatto possibile.