Con lo sviluppo dell’Internet of Things, la quantità dei dati generati da macchinari e dispositivi connessi è aumentato in modo esponenziale. Questi dati sono diventati una preziosa risorsa per l’innovazione, a cui possono attingere imprese private e amministrazioni pubbliche. Non sorprende dunque che si sia arrivati a etichettare questo fenomeno come “economia dei dati”. Un fenomeno che va comunque gestito e regolato, al fine di bilanciare esigenze di ricerca, business e privacy. A questo scopo è stato recentemente aggiornato il Data Act europeo, la normativa UE che stabilisce come i dati debbano essere trattati e condivisi.

I dati svolgono infatti un ruolo molto importante tanto per i consumatori, quanto per le imprese e le Smart City. Consentono ad esempio di tracciare preferenze, ottenere informazioni utili a sviluppare prodotti e servizi migliori, fornire dettagli sugli stili di vita e di consumo delle persone.

In molti settori, i dati la fanno da padrone. L’industria automobilistica, che sta puntando sui veicoli connessi, rientra a pieno titolo fra questi.

I dati industriali come risorsa competitiva strategica

La Commissione Europea riconosce nei dati industriali una risorsa competitiva strategica per la crescita dell’economia continentale. Il Data Act vuole incentivare e allo stesso tempo regolamentare l’uso dei dati per migliorare la competitività europea sul mercato globale.

L’intenzione di incentivarne l’uso nasce dalla stima che l’80% dei dati dell’IoT industriale sia inutilizzato. Ciò significa che l’Europa non sta sfruttando appieno il valore delle informazioni. Il Data Act vuole invece essere un punto di svolta, favorendo l’accesso a una quantità quasi infinita di dati industriali di alta qualità. Dall’altra parte, la questione della generazione e della condivisione dei dati tocca i temi della privacy, della proprietà intellettuale e del segreto industriale. A chi appartengono i dati e con chi si possono condividere?

Il Data Act non è una normativa rivolta all’industria automobilistica nello specifico. Più in generale, regola l’utilizzo dei dati prodotti da qualsiasi dispositivo connesso e inviati a un produttore. Con l’introduzione sul mercato delle automobili connesse, anche il comparto automotive rientra nei suoi ambiti di applicazione. I produttori di veicoli di ultima generazione possono infatti sfruttare i dati per fornire aggiornamenti in tempo reale agli automobilisti, offrire funzionalità su richiesta o monitorare le vetture per segnalare potenziali guasti ed esigenze di riparazione.

Data Act: è l’automobilista il proprietario dei dati

Le automobili connesse possono fornire ai produttori moltissimi tipi di informazione: abitudini di guida, destinazioni preferite, utilizzo del veicolo, stato dei sistemi di bordo, necessità di aggiornare i componenti. Tutto questo può essere trasmesso ai produttori e archiviato, pronto a essere utilizzato quando necessario.

La trasmissione dei dati non è una novità, ma le quantità di informazioni generate e i modi in cui vengono trasmesse sono in continua evoluzione. Il tema principale è capire chi sia il proprietario dei dati. Il Data Act europeo ha chiarito la questione stabilendo che i diritti di proprietà appartengono all’utente del prodotto. Nel caso dei veicoli connessi, dunque, i dati sono dell’automobilista.

Questo approccio incentrato sull’utente è chiaro nei primi articoli della nuova legge, che prevede l’obbligo di rendere accessibili all’utente i dati generati dai prodotti connessi o creati durante la fornitura dei relativi servizi. Affinché terzi possano usare le informazioni, gli utenti-proprietari dei dati devono concedere loro un’autorizzazione.

Ottenuta l’autorizzazione, i dati raccolti dal costruttore automobilistico possono essere impiegati per sviluppare nuovi prodotti e servizi, o migliorarne le funzionalità. Non solo: questi dati possono servire anche alle compagnie assicurative e ai servizi di Aftermarket che monitorano l’utilizzo del veicolo e i problemi dei componenti.

Il nuovo Data Act rende dunque l’utente il custode delle informazioni. Tutti coloro che vorranno utilizzarle potranno averne l’accesso solo con l’autorizzazione del conducente.

Richiesto un Data Act specifico per il settore automotive

Tuttavia, un Data Act “trasversale” non sembra sufficiente per affrontare tutte le complessità della diffusione dei servizi basati sui dati nel settore automobilistico.

Secondo CLEPA – la sigla europea che riunisce i fornitori dell’industria automotive – occorre una legge specifica di settore sull’accesso ai dati, in modo da rafforzare le capacità di innovazione di migliaia di aziende fornitrici.

Da parte sua, ACEA – l’associazione europea dei costruttori automobilistici – ricorda che tutelare i diritti di proprietà intellettuale è la chiave della competitività industriale. I produttori di automobili rivendicano insomma l’opportunità di non divulgare certi tipi di dati, in quanto parte del segreto industriale. Avendo investito in modo significativo nello sviluppo di strumenti innovativi che ricavano informazioni cruciali dai prodotti connessi, chiedono ai decisori europei una maggiore protezione di questo know-how.

La questione dello sfruttamento e della condivisione dei dati sarà senz’altro un tema centrale per l’innovazione industriale nei prossimi anni. La rivoluzione digitale sta infatti ridefinendo i modi in cui le imprese operano, producono e forniscono servizi. E sta aiutando l’industria a migliorare l’efficienza, a ridurre i costi e a offrire soluzioni sempre più avanzate. Compito della legislazione europea sarà quello di accompagnare questo processo in modo armonico.