L’e-mobility, ossia la mobilità elettrica, è considerata uno dei principali strumenti della transizione ecologica. La diffusione dei veicoli elettrici è infatti riconosciuta dal PNIEC – il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima – come la strada maestra verso la decarbonizzazione.
Se però in diverse parti d’Europa, e del mondo, la mobilità sostenibile è alimentata dal progressivo aumento dell’elettrificazione dei veicoli, questo processo ha avuto in Italia una battuta d’arresto. È quanto emerge dai dati dello Smart Mobility Report 2023, pubblicato a settembre dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.
Obiettivo 2030: 6,6 milioni di auto elettriche circolanti
Quello dell’e-mobility è sempre un tema molto dibattuto in Italia, sia dal mondo della politica, sia dall’industria automotive. Come sempre, quando si chiede un cambio di paradigma, non mancano le contrapposizioni tra chi spinge per una rapida transizione verso il nuovo e chi difende lo status quo.
Ad ogni modo, a guidare la transizione ecologica è il PNIEC, piano che delinea la via italiana per la decarbonizzazione dei trasporti all’interno dello scenario geopolitico internazionale. La nuova versione del PNIEC prevede un’accelerazione su fonti rinnovabili elettriche, produzione di gas rinnovabili (biometano e idrogeno) e altri biocarburanti (HVO e altri).
Tra i vari obiettivi del Piano per l’Energia c’è quello di raggiungere i 6,6 milioni di auto elettriche circolanti in Italia entro il 2030. Ma se la diffusione dell’e-mobility continua a crescere in maniera decisa in altre parti del mondo, l’Italia resta un passo indietro. L’obiettivo dei 6,6 milioni di auto elettriche è infatti ancora molto lontano: secondo recenti dati ACI, attualmente circolano in Italia poco più di 1,5 milioni di vetture ibride (il 4% del totale) e meno di 200.000 auto full electric (0,4% di tutte quelle in circolazione).
E-mobility: i dati sulle immatricolazioni 2022
A livello internazionale, nel 2022 il mercato delle passenger car elettriche ha conosciuto un forte incremento. Leader della crescita sono la Cina (+82% rispetto all’anno precedente) e gli Stati Uniti (+51%), mentre in Europa l’aumento è stato più contenuto, seppure a due cifre (+15%). In netta controtendenza l’Italia: nel 2022 le vetture elettriche immatricolate sono state inferiori a quelle del 2021 (-15%).
Per restare all’Europa, i Paesi che si sono dati maggiormente da fare nell’immatricolare passenger car elettriche sono stati la Germania (820.000 autovetture), il Regno Unito (370.000) e la Francia (330.000). Se consideriamo la percentuale di auto elettriche rispetto al totale, c’è da segnalare che in Norvegia quasi il 90% delle nuove immatricolazioni riguarda auto elettriche. In Svezia questo dato tocca il 56%, mentre in Danimarca è del 39%.
Come si può immaginare, l’Italia è nelle retrovie di questa classifica. Nel 2022 la percentuale di veicoli elettrici rispetto al totale delle immatricolazioni è di circa il 9%, nettamente al di sotto della media europea.
Il boom dei punti di ricarica privati (grazie al Superbonus)
Contrariamente al dato sulle immatricolazioni, l’Italia ha conosciuto un’accelerazione nell’aumento dei punti di ricarica. Le nuove installazioni di infrastrutture di ricarica pubbliche sono cresciute del 44% rispetto all’anno precedente (in Europa, l’aumento si è fermato al 33%). Allo stesso tempo, il Superbonus ha favorito il boom dei punti di ricarica privati: +170% rispetto al 2021.
In Europa, comunque, la diffusione dei punti di ricarica pubblici per l’e-mobility non è omogenea. Virtuosa è senza dubbio la Norvegia, dove c’è una infrastruttura di ricarica ad accesso pubblico ogni 70 abitanti. Segue l’Olanda, in cui è presente una infrastruttura di ricarica ogni 140 abitanti.
L’Italia si mantiene in linea con l’andamento europeo di crescita dei punti di ricarica ad accesso pubblico. Oggi sono circa 40.000 i punti di ricarica pubblici installati: 1 ogni 1.500 abitanti. Per quanto riguarda invece i punti di ricarica privati, le installazioni complessive hanno raggiunto quota 370.000.
L’aumento delle infrastrutture di ricarica non viaggia però allo stesso ritmo di quello delle vetture elettriche. Mentre per l’incremento delle prime è stato decisivo il Superbonus, l’acquisto di auto elettriche è stato frenato dai costi ancora molto elevati (non aiutati dalla crisi delle materie prime) e dall’aumento delle tariffe di ricarica (risultato dei rincari energetici).
Gli scenari dell’e-mobility in Italia
Se il target dei 6,6 milioni di auto elettriche in Italia resta distante, l’Europa chiede la progressiva riduzione delle autovetture ad alimentazione tradizionale. Un cambio di passo nei prossimi anni sarà dunque necessario. L’Energy & Strategy Group prevede comunque una riduzione del parco auto circolante complessivo, dovuta all’affermazione di modelli alternativi di mobilità (car sharing, bike sharing, Mobility as a Service ecc.).
Resta il fatto che l’Italia non è attualmente allineata ai trend internazionali dell’e-mobility. Se il mercato europeo delle immatricolazioni di auto elettriche cresce senza sosta da ormai cinque anni, in Italia questa crescita è molto più modesta.
Relativamente alle infrastrutture di ricarica pubbliche, la loro diffusione dovrà essere armonizzata con quella delle autovetture elettriche. In ambito privato si è poi verificata una curiosa distorsione: sulla spinta degli incentivi, a fine 2022 il numero di punti di ricarica privati ha superato il numero di vetture full electric. Con ogni probabilità, la revisione dei meccanismi del Superbonus normalizzerà questo rapporto.