L’emergenza Covid-19 degli ultimi due anni ha accelerato il processo di digitalizzazione della PA italiana. Un cambio di passo necessario, che forse altrimenti non sarebbe avvenuto.

La transizione digitale, necessaria e inevitabile, avrebbe probabilmente seguito il suo corso in modo più pigro, frenata dalle solite zavorre che gravano sull’apparato pubblico. Prima fra tutte, la scarsa propensione all’innovazione della macchina statale e di gran parte dei suoi dipendenti, mediamente piuttosto anziani e con una carente formazione in materia digitale. Inoltre, la burocrazia italiana ha sempre privilegiato il rispetto formale delle procedure al raggiungimento dei risultati. A discapito di cittadini e imprese.

In questo quadro, le sfide poste dal biennio 2020-2021 alla pubblica amministrazione non sono state affatto trascurabili. Sollecitata a erogare i suoi servizi in modo diverso, la PA ha dovuto evolversi più rapidamente di quanto stava facendo.

La pandemia come acceleratore della digitalizzazione nella PA

Nonostante i suoi ritardi strutturali, la pubblica amministrazione italiana ha saputo affrontare i tanti problemi portati dal Covid-19, dimostrando di essere capace di reagire alle difficoltà. L’emergenza sanitaria è stata dunque un ostacolo da superare, ma anche l’occasione per incoraggiare il processo di innovazione. Un vero e proprio momento di svolta.

L’Annual Report di Forum PA sembra certificare che la pandemia sia stata un fattore chiave nella crescita digitale. I dati del report parlano chiaro: solo nel 2020 le identità digitali SPID sono passate da 5,4 a 15,4 milioni, le transazioni su PagoPA da 81,7 a oltre 165 milioni, l’app IO ha superato i 9 milioni di download. I comuni nell’Anagrafe nazionale della popolazione residente sono passati da 5.310 a più di 7.000, con 54,6 milioni di cittadini presenti in anagrafe unica.

Questa accelerazione è stata avvertita anche dai cittadini. L’indagine di Forum PA segnala infatti che il 57% delle persone ritiene che oggi la pubblica amministrazione sia “più digitale” rispetto al periodo pre-pandemico e che l’accesso ai servizi pubblici sia più facile e veloce.

A sostenere il processo di digitalizzazione nella PA hanno contribuito in maniera decisiva i molti provvedimenti governativi studiati a proposito. I decreti Cura Italia e Semplificazioni hanno ad esempio introdotto importanti novità nel Codice dell’amministrazione digitale (CAD). Il decreto Rilancio ha istituito il “Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione” a favore della digitalizzazione della PA. Senza trascurare il Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione 2020-2022 e l’annuncio di una strategia politica per un cloud nazionale.

Oggi la pubblica amministrazione italiana è chiamata ad avere un ruolo sempre più centrale nelle vite di cittadini e imprese. Una rinnovata responsabilità che richiede meno burocrazia, personale formato e una decisa trasformazione digitale.

La transizione digitale nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

La digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni è uno dei temi chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La Missione n. 1 del PNRR – denominata Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – ha infatti come obiettivo generale “l’innovazione del Paese in chiave digitale, grazie alla quale innescare un vero e proprio cambiamento strutturale”.

In particolare, i principali investimenti del PNRR riguardano la banda ultra larga, la digitalizzazione della PA, l’interoperabilità dei dati e la digitalizzazione dei servizi per i cittadini, il rafforzamento del sistema di cyber security e la cittadinanza digitale.

I fondi destinati alla Missione n. 1 ammontano a 46,3 miliardi di euro, pari a circa un quinto delle risorse totali del Piano. Agli interventi in digitalizzazione della pubblica amministrazione sono destinati circa 8 miliardi. Più nello specifico, la somma è suddivisa in tre macro-gruppi di investimenti:

  • 5,57 miliardi riguardano lo sviluppo di servizi digitali in favore di cittadini e imprese;
  • 1,25 miliardi sono relativi a infrastrutture digitali e cyber security;
  • 1,1 miliardi sono impiegati per dotarsi di infrastrutture che garantiscano l’interoperabilità e la condivisione dei dati tra le PA.
La digitalizzazione della PA favorisce anche la cittadinanza attiva

La digitalizzazione della pubblica amministrazione sta permettendo all’apparato statale di allinearsi con le aspettative dei cittadini. Ma non solo. La digitalizzazione, per sua natura, non ha effetti in una sola direzione, ossia dalla PA all’utenza. I vantaggi diventano reciproci quando anche il cittadino familiarizza con i nuovi strumenti e diventa parte attiva di uno scambio di idee e informazioni.

In definitiva, la digitalizzazione mette al centro l’utente e gli offre servizi sempre più efficienti. Contemporaneamente, le nuove tecnologie favoriscono lo sviluppo della cittadinanza attiva, cioè di quell’interazione tra cittadini e governi che permette di trovare soluzioni condivise a vantaggio della comunità.

Attraverso diversi tipi di piattaforme digitali, i cittadini possono ad esempio esprimere la propria opinione, segnalare problemi o dare suggerimenti. Da parte loro, gli enti pubblici diventano più consapevoli e possono attuare cambiamenti a beneficio della popolazione.

La digitalizzazione della PA è dunque essenziale anche per lo sviluppo della cittadinanza attiva. Incoraggiare il dialogo con gli utenti tramite gli strumenti digitali favorisce infatti la partecipazione e la formulazione di politiche pubbliche “ispirate dal progresso”.