Risale a circa un mese fa il primo caso italiano di Covid-19. Da allora, secondo i dati aggiornati al 23 marzo, sono diventate 63.927 le persone che hanno contratto il virus e 6.077 le vittime. Un bollettino di guerra che ha spinto il governo a valutare la possibilità di un uso più massiccio della tecnologia per monitorare e contenere l’epidemia di coronavirus. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è detta favorevole all’utilizzo delle più avanzate tecnologie disponibili (big data, geolocalizzazione, Intelligenza artificiale) per tracciare con precisione gli spostamenti dei soggetti risultati positivi e ricostruire così in maniera puntuale la catena di contagio. Le misure messe in atto da Corea del Sud, Taiwan e dalla stessa Cina testimoniano come l’industria tech sia un prezioso alleato nella lotta al coronavirus e abbia un ruolo di primo piano nella gestione dell’emergenza.

Il caso Corea del Sud

In Corea del Sud si è passati in pochi giorni da qualche decina a migliaia di infetti a causa del comportamento incosciente del cosiddetto “paziente 31”. Fino a poche settimane fa il paese asiatico era quindi il secondo focolaio di coronavirus al mondo dopo la Cina, con circa 7.000 casi accertati. In poco tempo però la Corea del Sud è riuscita a rallentare la diffusione del virus e a far regredire il numero di infetti.

Qui non è stato necessario invitare i cittadini all’isolamento forzato. Con una serie di test a tappeto si sono riusciti a identificare gli infetti, compresi gli asintomatici, spesso principale causa della diffusione dell’infezione. Il governo ha inoltre provveduto a raccogliere un’enorme quantità di dati provenienti da telecamere, GPS di telefoni e automobili e transazioni delle carte di credito. Le informazioni sono state utili a ricostruire gli spostamenti dei contagiati e a individuare quindi le persone con le quali sono venute in contatto. L’elaborazione dei big data ha cioè permesso il contact tracing: una volta individuati i luoghi in cui si è mossa la persona contagiata, chiunque avesse incrociato il suo percorso è stato invitato a sottoporsi ai test. La tecnologia e i mezzi di comunicazione sono inoltre serviti alla Corea del Sud per lanciare una massiccia campagna informativa sulle pratiche di igiene da seguire.

Il modello Taiwan

Tecnologia e interventi tempestivi hanno permesso anche a Taiwan di ridurre al minimo il numero di infetti da coronavirus. Appena sono iniziate a trapelare le prime notizie sulla malattia, Taiwan non ha perso tempo e ha iniziato prima a controllare i passeggeri in arrivo dalla Cina e poi a bloccare il loro ingresso nel paese. Il governo ha inoltre ritenuto necessario assicurarsi un’adeguata fornitura di attrezzature mediche, ha così interrotto l’esportazione di mascherine chirurgiche, chiesto di aumentare la produzione, e requisito la distribuzione al settore privato per evitare speculazioni.

Le autorità si sono mosse rapidamente per rintracciare le persone infette e ricostruire la catena di contagio. A questo fine, i big data hanno giocato un ruolo fondamentale sia per la ricostruzione degli spostamenti dei contagiati, sia per lo sviluppo di piattaforme utili a informare la popolazione. I GPS dei telefoni sono stati tenuti sotto controllo per verificare che i soggetti in quarantena non lasciassero la loro abitazione. Così come nel caso della Corea del Sud, le telecomunicazioni sono state essenziali per la diffusione delle campagne su rischi e precauzioni da adottare.

Le misure adottare dalla Cina

La Cina non è stata da meno e, nella lotta al Covid-19, ha messo in campo big data, Intelligenza artificiale, robotica e device connessi. Attraverso l’utilizzo dei big data, la Cina ha intensificato in tutto il territorio nazionale il sistema di sorveglianza con telecamere intelligenti in grado di effettuare una scansione termica in tempo reale e identificare così eventuali casi di febbre. Il software per il rilevamento della temperatura sviluppato da SenseTime è stato implementato nelle stazioni della metropolitana, nelle scuole e nei centri pubblici di Pechino, Shanghai e Shenzhen. Le forze di polizia stanno inoltre utilizzando caschi intelligenti[3] in grado di misurare la temperatura di chiunque, entro un raggio di 5 metri.

Alibaba, multinazionale cinese attiva nel campo del mercato elettronico, ha messo a punto un’Intelligenza artificiale che permette di rilevare, tramite scansioni tomografiche computerizzate, il virus Covid-19 in tempi molto rapidi. Il sistema impiegherebbe infatti solo 20 secondi per eseguire il test e formulare una diagnosi con un’accuratezza del 96%.

In che direzione si sta muovendo l’Italia

I paesi orientali hanno dimostrato quanto la tecnologia possa essere decisiva per migliorare la raccolta e l’analisi dei dati al fine di una programmazione più efficace degli interventi. Il nostro governo ha dato perciò l’avvio al progetto “Innova per l’Italia”che invita aziende, università e centri di ricerca a fornire un contributo per quanto riguarda i dispositivi per la prevenzione, la diagnostica e il monitoraggio per contrastare il diffondersi del coronavirus.

Si richiede il reperimento, l’innovazione o la riconversione industriale di tecnologie e processi per aumentare la disponibilità di dispositivi di protezione individuale e la produzione di strumenti per il trattamento delle sindromi respiratorie. La ricerca dovrà concentrarsi anche sul reperimento di kit o tecnologie innovative che facilitino la diagnosi del Covid-19. Infine si richiedono tecnologie e strumenti che consentano o facilitino la prevenzione del virus. Il nostro paese ha tutti gli strumenti e le conoscenze per trovare soluzioni innovative che ci aiutino a vincere questa terribile guerra contro il coronavirus e il nostro augurio è quello di arrivare a una soluzione efficace il più velocemente possibile.