La rete stradale italiana è enorme e la sua gestione molto complessa. Si contano circa un milione e mezzo di chilometri di strade la cui gestione è frammentata. La competenza della rete stradale è infatti ripartita tra Stato, Regioni, Province e Comuni, oltre che tra numerosi concessionari. La gestione e la manutenzione delle infrastrutture è quindi affidata a soggetti diversi che troppo spesso non hanno le risorse necessarie per occuparsi in maniera adeguata della manutenzione delle opere. Per un piccolo Comune, anche la gestione di un unico ponte può essere difficile in assenza di fondi extra.
La competenza della rete stradale da parte di Autostrade o Anas rappresenta solo una piccola parte: circa 26.000 km su un totale di oltre 1 milione e mezzo di chilometri.
La rete stradale italiana ha inoltre caratteristiche molto particolari. Il nostro Paese presenta infatti una conformazione geografica e orografica unica al mondo: da Nord a Sud, l’Italia è lunga circa 1.200 chilometri e larga appena 200, se si esclude l’arco alpino. Se a questo si aggiungono le catene montuose delle Alpi e degli Appennini, che attraversano trasversalmente e longitudinalmente il nostro territorio, e una rete di corsi d’acqua distribuita in maniera capillare, è facile capire come un gran numero di viadotti, ponti e gallerie siano indispensabili per collegare la penisola. A dimostrazione di ciò, riportiamo alcuni numeri esposti dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti: “La rete autostradale a pedaggio (circa 5.800 km) è caratterizzata dalla presenza di tre trafori internazionali (25,4 km) e 566 gallerie (516 km).”
Considerando soltanto la competenza della rete stradale Anas, in quei 26.000 chilometri in gestione insistono oltre 11.000 ponti e viadotti, 4.000 dei quali con lunghezza superiore ai 100 metri, e 1.200 gallerie, di cui 842 di lunghezza superiore ai 500 metri.
La frammentazione della gestione rende impossibile la creazione di un’anagrafe nazionale delle opere consultabile in open data. In Italia ci sono circa 1 milione e mezzo di ponti, solo 60mila dei quali sono monitorati. Degli altri si sa poco o niente, e spesso non se ne conosce la competenza. La ricerca dei responsabili della competenza della rete stradale finisce molto spesso per generare un’infinità di contenziosi non sempre facilmente risolvibili.
Secondo quanto emerso da un’inchiesta del Corriere della Sera, sono poi migliaia i viadotti senza “proprietario” e quindi senza nessuno che si occupi della manutenzione. È stato Gianni Armani, amministratore delegato di Anas, a chiedersi di chi fosse la competenza della rete stradale non ancora rivendicata. Dopo un anno di indagini, Anas ha scoperto che sono ben 1.425 i viadotti che non hanno un gestore identificato.
Mentre ancora non è stata fatta luce sugli effettivi responsabili della manutenzione di questi ponti, Anas si è offerta di intervenire a tutela della sicurezza delle opere a patto che vengano stanziati fondi. Anas è quindi pronta a farsi carico della gestione di quelle infrastrutture che al momento non ricevono alcun tipo di manutenzione, ma la mancanza di un piano adeguato di risorse resta sempre il problema principale.