È possibile misurare la capacità di innovazione di una città? Sì, secondo Ernst & Young, che ha sviluppato un modello in grado di identificare il livello di “smartness” dei luoghi in cui viviamo.

In occasione dello Smart City Index 2018, EY ha infatti fissato i tratti distintivi di una smart city. Il modello tiene conto di 480 indicatori, attinenti a quattro aree:

  • applicazioni e servizi: le app da servizi mobili e servizi per il web;
  • piattaforma di delivery: una piattaforma di big data e open data per l’erogazione dei servizi;
  • sensoristica: IoT per raccogliere i big data degli oggetti connessi alla città;
  • infrastruttura: le reti e le dotazioni tecnologiche abilitanti.

Altri tre aspetti completano il modello proposto da EY:

  • smart citizen: la cittadinanza smart si manifesta nella domanda di servizi evoluti, in consumi intelligenti, nel livello di inquinamento dell’aria e nella gestione intelligente dei rifiuti;
  • vision e strategia: la città si distingue per l’amministrazione intelligente, per le iniziative ambientali e per la capacità economico-finanziaria;
  • smart economy: si esprime in spazi per il lavoro digitale, imprese innovative e inclusive, PMI e start-up.

Questi i parametri presi in considerazione per stilare lo Smart City Index 2018, che ha eletto Milano la città più smart d’Italia. Al secondo posto Torino e al terzo Bologna. Scopo del rapporto biennale non è però semplicemente quello di stilare una graduatoria, ma fornire gli strumenti a partire dalle iniziative smart di successo.

Il report mette infatti in evidenza differenze significative tra le città italiane, dovute principalmente a scelte diverse in termini di investimenti. Le città del Centro-Nord investono in progetti di smart city più avanzati rispetto alle città del Sud e sono inoltre maggiormente equilibrate nello sviluppo. Se le città del Nord-Ovest hanno operato maggiori investimenti nelle infrastrutture, quelle del Nord-Est vantano una maggiore presenza delle multiutility.

Permane quindi il divario tra Nord e Sud, ma tra le città del Meridione spicca Bari che, grazie a una serie di investimenti mirati, è riuscita a guadagnare ben 22 posizioni rispetto al Rapporto 2016.

Dal report emerge inoltre che le città di medie dimensioni, non potendo beneficiare di investimenti infrastrutturali importanti come accade per le città metropolitane, lavorano soprattutto sulla sensoristica e sulla piattaforma di delivery. Le piccole città, pur non potendo competere in termini di investimenti tecnologici, hanno invece una maggiore capacità di interagire con i cittadini.

Il rapporto evidenzia inoltre come le smart city siano più attrattive e più competitive del resto delle città italiane, oltre a rappresentare una spinta significativa per l’economia. Lo sviluppo delle tecnologie IoT ha generato infatti un mercato da 3,7 miliardi di euro attraverso la realizzazione e la vendita di nuovi servizi e attraverso il risparmio generato dall’ottimizzazione dei servizi esistenti.